10 giugno – 8 luglio 2025
L’Avana – Cuba
Centro Provincial de Artes
Plasticas y Diseño
“Habanarquia è una metafora”, scrive così Rodolfo Antonio Renzoli Medina, critico curatore della
prima mostra fotografica di Giovanni Stella dal 10 giugno all’8 luglio al Centro Provincial de Artes
Plasticas y Diseño de L’Avana a Cuba. Habanarquia non è solo un titolo, ma un concetto nato
dall’incontro di parole, sensazioni e visioni che si fondono per descrivere una città che sfugge alle
definizioni: L’Avana. Il termine, forse già emerso in qualche angolo di questa rete viva e pulsante
che è Cuba, prende forma in questa raccolta fotografica come sintesi emotiva e poetica di una
realtà complessa, contraddittoria, viva.
Giovanni Stella, giovane e prolifico artista della camera e della macchina da presa -, debutta con la sua prima monografica per restituirci, attraverso il suo obiettivo, uno sguardo diverso, che va oltre la superficie, un’immagine onirica della città. Un sapore immaginifico rafforzato dalle stampe in bianco e nero e che si ritrova in ogni fotografia. Sono 81 gli scatti in mostra, tutti analogici senza alcun passaggio digitale, stampate a mano nel laboratorio Corsetti di Roma. Perché ogni scatto è un frammento di senso, un gesto estetico e narrativo che ci conduce attraverso la trama caotica, tenera, struggente e ribelle di L’Avana. Il fotografo non documenta semplicemente: interpreta, trasforma e racconta tutto ciò che attrae la sua attenzione.
FOTOGRAFIE DI GIOVANNI STELLA
In questo “guazzabuglio” – come lo definisce il curatore stesso – si coglie “l’anarchia vitale“ dell’Avana. Habanarquia, dunque, è un neologismo che diventa metafora proprio perché riesce a trascendere i significati letterali delle parole da cui nasce. È un segno, un’idea, una lente attraverso cui osservare la città e, più in profondità, ciò che essa rappresenta per Cuba.
«La certezza di questa parola-titolo – si legge nei testi di Renzoli Medina – è a sua volta la sintesi ideale di questa raccolta di foto di Giovanni Stella, uno sguardo intrasostanziale e poetico sull’Avana e su tutto ciò che la mia città rappresenta come fonte di informazione per il mio Paese».
La mostra, che si inserisce nel programma del Festival Orizzonti, diventa così un invito a perdersi e ritrovarsi nei vicoli, nei volti, nei muri scrostati e negli spazi sospesi dell’Avana. Un percorso visivo e sensibile che racconta, in filigrana, un modo di essere, di resistere e di esistere.
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